A cent'anni da "la piena de l'otantadó
16 - 20 settembre e 27 - 28 ottobre 1882: cent'anni fa ci fu la grande piena.
«Voci Amiche» la ricorda riportando la «Relazione » pubblicata dalla Società degli Alpinisti Tridentini, Trento, Tipografia Editrice Marietti, 1882.
« Questa vallata fu orribilmente devastata dalle acque e le conseguenze del disastro vi si fanno sentire più fortemente che altrove, perché il paese era già ridotto all'estrema miseria dalle tristissime annate agricole, che lo privarono del prodotto di bozzoli e di uva. Quest'autunno sìa nella prima che nella seconda piena il Brenta ed i rivi che dalle nude pendici delle ripidissime montagne scendono ad ingrossarlo, strariparono ovunque trascinando seco attraverso campi e prati l'enorme congerie di ciottoli e ghiaia, che si andava staccando fino dalla cima dei monti e franava o dilamava nei rivi già nei loro bacini di formazione.
Questi rivi laterali sono in numero sì grande che la rovina è assolutamente indescrivibile, perché lo strato di ghiaia onde ricopersero le campagne è di altezza tale che si giudica impossibile il rimetterle a coltura. La condotta di materiale fu poi tanto abbondante che ormai il letto di questi torrentelli si trova ad essere alzato di tanto, che essi scorrono ovunque ben più alti delle circostanti campagne e trattenuti solo da deboli ripari fatti colle ghiaie stesse ammontichiate.
Maggiore ed immediato si presenta perciò il pericolo di vedere ad ogni acquazzone ripetersi le tristi vicende di quest'annata, perché se la catastrofe in Val d'Adige non può rinnovarsi che col ripetersi del fatale concorso di circostanze che determinarono la piena del 1882, in Valsugana ogni pioggia alquanto forte può produrre l'ingrossamente momentaneo di uno o l'altro dei rivi e cagionare nella limitata zona dallo stesso minacciata le eguali rovine, che negli altri paesi vennero causate da eventi di quasi secolare intermittenza.
Purtroppo con questa prospettiva ai miseri abitanti di questa valle non resta che l'unica risorsa dell'emigrazione che indubbiamente si effettuerà in massa, se non verrà provveduto ad assicurare alla popolazione la possibilità di raccogliere il frutto delle proprie fatiche.
Già sulla via che da Pergine mena a Levico si riscontrano i primi danni di un certo rilievo prodotti dal rio di Vignolo.
A Levico il Rio maggiore fece molti guasti specialmente nella valle verso monte Fronte dove occorreranno serre ed impiantagioni, perché questo rivo non finisca a distruggere un giorno o l'altro quella borgata, oggi sì fiorente perché ritrovo di molti forestieri e bagnanti durantel'estate.
Sul tenere di Novaledo parecchi torrentelli in ghiaiarono molte campagne con gravissimi guasti, ed il paese stesso è minacciato continuamente.
A Roncegno la Larganza estese il proprio cono di deiezione allo sbocco nel Brenta per oltre 100 metri in larghezza ed un chilometro in lunghezza seppellendo sotto la ghiaia campi, vigneti e prati e determinando un forte rigurgito del Brenta che ridusse a palude le campagne superiori. Anche la strada venne fortemente danneggiata in questa località.
Poco più sotto il torrente Chiavona straripando inghiaiò e desertò vigneti e campi per un estensione parimenti assai ragguardevole.
Borgo venne allagato dal Brenta ad un'altezza di oltre un metro e le acque distesesi in tutta la campagna a monte della borgata vi fecero marcire tutto il raccolto di polenta e di uva, il primo calcolato a 1500 quintali.
Il torrente Moggio distrusse tutti gli argini dalla sua sortita dalla valle di Sella fino allo sbocco nel Brenta e invase le campagne circostanti dopo aver riempito di ghiaia il proprio letto. Occorrerà una spesa di oltre fi. 60000 per rimettere l'arginatura e questa è assolutamente indispensabile per salvare la stessa borgata dalla rovina, che potrebbe derivarle da questo rivo se dirigesse il corso verso di essa mentre le rive sono indifese.
Il torrente Ceggio, empito il proprio letto di congerie, altro se ne aprì dirigendosi verso Castelnovo, per la qual cosa sono indispensabili nuove arginazioni. Questo torrente e il Moggio sboccano nel Brenta uno di fronte all'altro, per cui accumulano una quantità di materiali nel letto del fiume, che è costretto a rigurgitare allagando Borgo.
Sul tenere di Castelnovo il torrente Maso che sin dallo sbocco della Valle di Calamente aveva menato orrendi guasti, tracimando da ambe le sponde, rompendo gli argini e sconducendoliper estensionissimo tratto, fece rovinare una casa, allagò completamente il paese, che è oggi in pericolo permanente.
Corre altrettanto pericolo Scurelle sull'altra sponda, il quale paese ebbe nella seconda piena danni ancora maggiori che nella prima. Riparazioni di urgenza richiederanno fi. 60000.
A Villagnedo il torrente Chieppena ruppe muraglioni così che minaccia continuamente due paesi e scorre già per un tratto di un chilometro e mezzo in un alveo nuovo sulla sponda destra attraverso le campagne, che prima devastò completamente.
A Grigno il torrente di eguai nome fu più furioso ancora degli altri. Cadde un ponte all'imboccatura della valle e produsse una deviazione del torrente, il quale precipitò sul villaggio trascinandovi una immensa quantità di congerie. Vent'otto case furono per intiero distrutte, inghiaiate tutte le altre fino ad un altezza di quattro e cinque metri. In qualche luogo dei dintorni la ghiaia raggiunge 7 metri d'altezza. I danni delle sole case ascendono a fi. 105000, ciucilo delle campagne desertate per varii chilometri a fi. 25000.
Il corso del Brenta per questi inghiaiamenti è alterato in modo che occorrerà pure una grandissima spesa di regolarizzazione.
Le opere di riparo costerranno ingentissime somme in questa valle, che si dice non occorrine meno di fi. 800000, per difenderla da un frequente ripetersi di questa catastrofe. E senza di esse è impossibile che possa conservarvi la popolazione dei numerosi paeselli, che oggi vive trepidante sotto l'incubo della perenne minaccia di restare senza tetto e senza pane.
Anche la ridente Valle di Tesino venne orribilmente devastata dalle passate inondazioni. I torrenti Chieppena, Gallina, Grigno, Tolvà, Vanoi, Solcena e Senaiga distrussero campi, prati, strade, asportarono molini, seghe e ponti. Oltre di ciò numerosi franamenti e scoscendimenti di monti compirono l'opera distruggitrice dei torrenti.
Pieve Tesino. Il torrente Chieppena distrusse per intiero il nuovo ponte di pietra, rovinò tutta la strada postale, e scondusse molti prati e parte
di bosco. Numerose frane coprirono molti campi, e nella selva del Vanoi danneggiarono grandi tratti di boscaglie di molto valore, come pure molti pascoli delle malghe Copelà, Laghetti, Capriolo, Coldosè e Valsorde. Tutte le strade di comunicazione furono guastate in parte da franamenti di terreni, ed in parte da allagamenti dei torrenti Grigno, Tolvà e Vanoi. Il totale dei danni fra privati e comune ammonta a fi. 34822.
Cinte Tesino. Anche questo povero Comune col suo piccolo territorio subì forti danni fatti più sensibili perché avanti alcuni anni venne quasi distrutto da un incendio.
Il guasto maggiore venne fatto dal torrente Grigno che scondusse e inghiaiò una grande quantità di campi e prati e distrusse per intero quattro edifici privati, un molino ed una sega. Anche qui estesi franamenti danneggiarono molti boschi e prati. Il danno totale fra comune e privati ascende a fi. 18000.
Costei Tesino. In tutto il territorio di questo comune si scorgono orribili devastazioni prodotte dai franamenti di terreno, che distrussero boschi e grande estensione di campi e prati.
Del pari i torrenti Grigno, Vanoi e Senaiga straripando da ogni parte allagarono scondussero ed inghiaiarono tutti i campi e prati posti lungo le loro sponde. Danno totale in questo Comune fi. 44400.
In tutta la piccola valle di Tesino fra privati e comuni si ebbe un danno complessivo di fi. 97222.
dalla raccolta di DON ARMANDO COSTA
Voci Amiche Set 1982